Il mio "Camino" verso Santiago 2014

Il mio "Camino" verso Santiago 2014

Buen camino, dopo una nottata di meritato riposo, vengo svegliato dalle mie compagne sistemate nei letti vicino al mio.
Subito mi rendo conto che parecchi pellegrini si sono già avviati verso Santiago prima di noi e la smania di arrivare alla meta è nell’aria che respiro.
Mi sento pervaso da una forza sconosciuta che mi aiuta e mi fa sentire leggero.
In breve mi trovo fuori sulla strada rischiarata a malapena dalle prime luci dell’alba, con direzione Pedrouzo, la strada è lungo la carretera fino a una svolta che immette in un bosco di eucalipti e le ragazze la rischiarano con le torce dei loro telefonini.
I trochi degli alberi sui lati sono presenze un po’ minacciose per le ragazze che si avvicinano sempre di più a me, mentre il rimbombare disordinato dei nostri passi sono una compagnia rassicurante per tutti nel silenzio misterioso del bosco.
Superiamo alcuni pellegrini salutandoli con il solito“ Buen camino” appena accennato che immediatamente vengono inghiottiti dall’oscurità alle nostre spalle con il loro ticchettio dei bastoncini che man mano dimunuisce in lontananza.
Usciti dal bosco per una sentiero di campagna arriviamo ad Amenal dove troviamo un bar aperto per la consueta colazione ipercalorica da parte delle ragazze che si ripete invariabilmente.
Proseguiamo camminando per una dura salita circondata dai soliti eucalipti e da una folta vegetazione che a volte crea veri e propri tunnel naturali.
I muscoli delle mie gambe cominciano a riscaldarsi e a tendersi per lo sforzo, le ragazze non mollano mi seguono come segugi.
Sudo abbondantemente e vado un po’ in affanno mentre supero altri pellegrini verso la parte terminale della salita, dove in lontananza comincio a sentire il frastuono degli aerei del vicino aereoporto.
La strada diventa pianeggiante, mi asciugo il sudore sulla fronte e percepisco che la maglietta è umida ma non è un problema perché ci perserà il sole che già splende in alto sulla mia testa ad asciugurla.
Superati i confini recintati dell’aereoporto scendiamo verso il paese di Lavacolla per poi salire a Vilamaior avvolti da una luminosità abbagliante.
Lungo la carretera che porta al Monte do Gozo e poi a Santiago procedo un po’ stanco, sul bordo della strada ci sono gli edifici delle sedi televisive galega e spagnola.
Quando giungo al Monte do Gozo, dove è situato il rifugio resto sconcertato per le dimensioni dell’albergue, non riesco a paragonarlo a nessuno di quelli incontrati finora.
In prossimità di un campeggio c’è un bar dove decidiamo di fermarci per magiare.
Ordino una buona zuppa di lenticchie.
Proseguiamo e, dopo una breve discesa, ci troviamo di fronte al cartello di Santiago che può rappresentare la fine o il proseguimento di qualcosa.
Chi andrà verso casa, chi verso Finis Terrae, altre quattro tappe per vedere quella che per tutta l’Europa fino alla scoperta delle Americhe era inequivocabilmente la fine del mondo: l’Oceano.
Non per me che ad oggi non avevo ancora fatto il biglietto di rientro, perché mi piaceva molto quel senso nomade senza l’ansia da ritorno.
Superiamo la Porta del Camino ed entriamo nelle stradine del centro storico, una delle ragazze decide di andare in cerca dell’indirizzo dell’ostel  indicato su un bigliettino.
Con un po’ di fortuna , troviamo la via nel centro storico a lato della piazza O Obradorio, a pochi minuti dalla cattedrale, è una bella sistemazione al primo piano di un piccolo stabile.
Usciamo dall’albergue e  andiamo al centro del pellegrino a ritirare la Compostella, dove in fila troviamo d’avanti a noi molti pellegrini.
Al cospetto del funzionario mi vengono poste diverse domande tra cui dove ho iniziato il Camino e perché l’ho fatto.
Perché l’ho fatto?
Bella domanda...
In meno di un’ora tutti abbiamo il nostro documento e ci incamminiamo verso la cattedrale dove c’è tantissima gente.
A Santiago ci si ritrova tutti, a Praza do Obradorio e nelle viuzze del centro storico si ritrovano persone incontrate giorni o settimane prima, si sta assieme, e stare insieme il giorno degli addii è importante, rende meno brusco il ritorno.
La sera, una cenetta in compagnia presso un locale poco distante dalla piazza, senza ne pretese, né clamori, un addio tra amici a cui non servono molte parole.
Domani ci saluteremo definitivamente e sarà per sempre.
Da parte mia, come mia abitudine, do spazio alla malinconia, così da farmi avvolgere da una struggente nostalgia di casa e di affetti cari.
Il Camino quello concluso sotto il cartello di Santiago è già archiviato nei ricordi, quelli che non si scordano.
 
                                                                    ***
 
Questo è stato il mio primo Camino, fatto di fatica, gioia e solitudine, ma anche di paesaggi stupendi e nuove amicizie che mi hanno fatto apprezzare di più le cose semplici ed essenziali.
Sono grato per questo a tutti gli amici che ho cosciuto, da Thomas, alle ragazze coreane, a chi mi ha consigliato prima della partenza e tanti altri senza nome che ho incontrato lungo il Camino.
Ed io?
Io mio auguro di avere sempre questo desiderio incontrollato di buttarmi ogni tanto lo zaino in spalla e partire per un altro Camino.