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Il mio "Camino" verso Santiago 2014
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Buon Camino, sta albeggiando quando esco dall’albergue dopo aver fatto una buona colazione, nel fare delle fotografie prima di lasciare il paese mi accorgo di un problema alle pile della macchina fotografica, vado in cerca di un negozio che trovo ma, l’orario di apertura affisso sulla porta non mi dà speranze, attendere più di un’ora e mezzo non mi è proprio possibile.
Mi incammino e dopo un paio di ore di Cammino in continua discesa finalmente intravedo Triacastela dove trovo tutti i negozi aperti.
Appena dopo l’uscita del paese mi trovo di fronte a una biforcazione dove un cippo di pietra indica a sinistra Samos e il suo monastero per raggiunge Anguiada a circa ventuno chilometri; a destra invece San Xil, questo è il percorso alternativo per raggiunge Anguiada dopo soli quattordici chilometri.

Prendo la discesa verso San Xil, questo è ritenuto il percorso antico e quindi tradizionale.
Appena superato il bivio attraversando il ponticello sul rio Oribio, affido il mio bordone alle sue acque che cullandolo lo allontanano dalla mia vista.
Passata la città di Triacastela si raggiunge una pianura molto bella con stradine di campagna delimitate spesso da muretti a secco e sui lati campi adibiti al pascolo di bestiame, molte case con orti, giardini e col proprio horreo per il granoturco, coltivato come alimento per il bestiame.
In corrispondenza di biforcazioni dei percorsi non mancano numerosi paletti con cartelli segnalatori che oltre la freccia, recano la figura del pellegrino munito di zaino e bastone, simili a tanti altri incontrati lungo tutto il Cammino, come pure tanti cippi in pietra tra cui l’ultimo incontrato che segnala centoventi chilometri a Santiano de Compostela.
Nel riprenere il sentiero ritrovo le ragazze Coreane, che mi guardano stupite chiedendomi che fine avessi fatto e come facevo ad essere già là, facciamo un pò di strada insieme con l’idea di ritrovarci nella cittadina di Sarria.
Ogni sera alla fine di una giornata di Cammino ho la riprova dell’influenza benefica che ha su di me il camminare, perché se pur stanco sono sempre sereno e contento, mentre mi sto rendendo conto che nel preparare lo zaino alla mattina qualcosa mi rallenta le operazioni e sempre più spesso sono uno degli ultimi a lasciare l’albergue.
Arrivo a Sarria dopo le cinque sotto un bel sole, l’albergue privato Don Alvaro, in calle Mayor che mi è stato indicato dalle ragazze è confortevole e ben tenuto.
Buen Camino, Questa mattina le mie compagne di viaggio sono partite prestissimo, col buio intorno alle sei, io ho continuato a dormire svegliandomi riposato e sereno, il sonno mi ha fatto proprio bene, nella camerata siamo rimasti in quattro.
Quando sono uscito dall’albergue nel chiarore del mattino, il cielo è pieno di nebbia e l’aria umida, il silenzio nella via in forte salita viene infranto dal rumore dei miei passi e da quelli che mi arrivano dietro le spalle.
E’una bolgia multicolore, sono famiglie di pellegrini che hanno appena iniziato il Cammino tutti con magliette stirate e scarponcini senza polvere ne fango.
I paesaggi variano in continuazione e si alternano fra loro: boschi di castagni smisurati, prati, pascoli, torrenti, ponti, numerosi saliscendi e piccoli paesi con i bar e i caffè che abbondano, con i loro tavolini colorati sulla via, come 51sul corso di una nostra cittadina del sud, aperti alle prime ore del giorno con molti servizi in più al pellegrino.
Dopo quasi un’ora di Cammino prima di arrivare a Barbadelo, che scorgo in alto su un colle davanti a me, mi fermo in un bar per un piccolo spuntino a base di frutta e comprare la solita bottiglia di acqua.
Dopo altre due ore di cammino in prossimita della località di Ferreiros do uno sguardo al cippo di pietra che avvisa che mancano cento chilometri a Santiago di Compostela e dopo averlo fotografato ho pensato che quello di oggi è il mio trentesimo giorno di Cammino.
Giro la testa guardo avanti e ricomincio a camminare e provo a fare una sorta di check mentale, le spalle non mi fanno male, le gambe, le ginocchia e le caviglie a ogni fine tappa hanno accusato qualcosa, ma è normale, non ho una sola vescica e Santiago de Compostela è a quattro giorni di Cammino.
Poco più avanti mentre mi accingo ad attraversare il rio Mino, mi accorgo che poco più avanti ci sono le ragazze Coreane, le raggiungo e insieme ci fermiamo a Portomarin nello stesso albergue dove, dopo aver cenato tutti insieme festeggiamo il compleanno di una di loro con una torta nata dal nulla: sei merendine, due cestini di fragole, panna spray e grissini per candele.
Dopo essermi lavato i denti mi ritrovo finalmente sdraiato dentro il sacco a pelo sul letto e con lo sguardo fisso sulla rete del letto sovrastante prima di chiudere gli occhi mi ritorna in mente la domanda: dove sono gli altri che ho conosciuto lungo il Cammino.