All’arrivo non potevo avere una miglior accoglienza, ne’ un premio davvero così grande. UNA NOTTE IN UN VERO LETTO.
Grazie a Franc3sco e alla sua famiglia sono stato rifocillato e rimesso a nuovo. Il giorno successivo ho lasciato gli amici a malincuore, ma con l’entusiasmo di essere già a metà strada. Palinuro, Marina di Camerota, Sapri ultime tappe campane, ma posti davvero splendidi.
Come potrò dimenticare queste coste? La sosta forza a Maratea presso la Lega Navale, ormai rifugio sicuro e grande sostegno per me, a causa del maestrale già previsto, così da permettermi di avere un’ormeggio in una piccola spiaggia raggiungibile solo da me e tutta per me.
Dopo ventuno giorni di navigazione ho così avuto modo di recuperare energie, dormire così vicino e immerso nella natura. Quel piccolo paradiso mi è stato utile per ricaricare le batterie, le mie e quelle di tutti gli apparati elettronici.
Lasciate le selvagge spiagge con bellissime calette e anfratti Tirreniche della Basilicata, ho iniziato a percorrere l’ultima regione prima di raggiungere la mia Sicilia: la Calabria.

Questo tratto di costa è stato molto impegnativo, ma almeno il vento questa volta mi è stato di grande aiuto.
A Cetraro ancora ospite della Lega Navale, ormai la mia casa di appoggio in questo lungo viaggio, ho incrociato la Goletta Verde al fianco della quale, veramente un po’ più indietro ho percorso alcune miglia per rincontrarla successivamente il giorno seguente.
Questo viaggio mi ha dato modo di vivere il mare come mai non avevo potuto, godere attimo per attimo e assorbire tutto quello che mi è stato offerto, tutto ineguagliabile.
Mentre lo sguardo verso la terraferma era appagato dalla successione di tre fasce di colori in contrasto tra loro: l’azzurro del mare che a pochi metri dalla riva diventa celeste, il bianco smagliante della spiaggia di sabbia ed il giallo dei campi di grano appena mietuto che sale verso le colline.
A Maratea mi sono addormentato ascoltando una spigola che cacciava, e a Cetraro, ho dormito su un pontile che mi cullava, con la sensazione di cadere prima o poi in acqua.
A Campora San Giovanni ho dormito in una casettina senza porte e finestre, ma il contesto era davvero unico.
Al termine di tutti i giorni, percorrevo le ultime miglia in preda alla stanchezza e certe volte con la sensazione di non farcela, pensando che quegli ultimi istanti servissero solo ad aggiungere un mattoncino alla costruzione dell’avventura, riusciendo così a trovare quell’ultima centellinata energia che era lì nascosta, ma forzata dalla volontà di arrivare. Sì, arrivare sempre, anche quando il tuo percorso, per quanto pianificato ti svelava e regalava ogni giorno una sorpresa diversa.
Uscire ogni giorno avendo studiato le previsioni del tempo, del vento e il moto del mare, invece scoprire nelle otto ore e più trascorse, che in mare avresti potuto trovare sempre l’inaspettato; per questo mi sentivo sempre pronto e vigile.
L’attenzione non calava mai, come non diminuiva il rispetto profondo per il mare.
Le mie priorità per quanto semplici, come alimentarsi e riposarsi diventavano essenziali, anche spegnere il telefono in navigazione per preservarne la carica in caso di necessità diventava anch’essa necessità primaria.