Mille miglia, un sogno

Mille miglia, un sogno - Il piccolo Tsunami

L’articolo di Repubblica del 13 luglio 2012 diceva piccolo tsunami nel basso Tirreno; onde alte un metro da Palermo a La Spezia.
Il fenomeno è durato tre ore: il mare si ritirava dalla costa di venti o trenta metri e poi tornava. Questo ogni tre, cinque minuti .
Il vento girò non so di quanti gradi e la vela fece orzare il kayak veloce dritto verso la scogliera, ero lì nel Golfo con bellissime alte scogliere a picco sul mare, battute dalla forza del vento e dal mare. Onde altissime ed i frangenti con le creste rovesciate che si infrangevano sugli scogli, sentivo solo l’ululato del vento, uno spettacolo unico. 
Il primo tuffo sommerse la prua e per un momento pensai che non sarebbe riemersa, poi nel vortice della schiuma rividi la prua che si innalzava verso l’alto e una massa d’acqua mi colpì sommergendomi fino ai gomiti.  

Capitano64 con Franc3sco

Sono stato sopraffatto da uno stato d’inquietudine, direi che ho avuto paura. Paura di dover sospendere il viaggio, paura per la mia incolumità.
Ora non avrei potuto, per nessuna ragione mollare il timone.
I muscoli del braccio dolevano dopo un’ora di sforzi continui sulla leva del timone, per evitare che il kayak battesse dannosi colpi nel cavo dell’onda durante la velocissima discesa dalla sommità di quella precedente. Strinsi con la mano destra il tubolare che sorregge l’ama evitando così, che la massa liquida mi strappasse dalla presa per buttarmi in acqua e tutto sembrava accadere lentamente. Mi chiedevo chi me l’avesse fatto fare, consapevole che comunque tutto ciò mi affascinava. Ormai ero alla metà del mio percorso e questa prova, ripensandoci ora, mi ha fatto pensare ancora una volta a Ulisse e alla sua terza prova: “l’otre dei venti”. 
In effetti, è stata anche per me una nuova prova, la terza. 
La prima prova affrontata in Liguria alla partenza, la seconda l’ho affrontata in Toscana e la terza qui in Campania. 
Terza prova, quella dell’otre dei venti dopo aver invocato l’aiuto di Eolo, molte e molte volte, forse è stato proprio come aprire l’otre e scatenare l’inferno.
O forse è solo stato un fenomeno atmosferico non ancora del tutto chiarito? Mi piace pensare a qualcosa di epico, ma per fortuna contrariamente ad Ulisse la mia prua ha mantenuto la sua rotta, mentre a lui è toccato un destino diverso dal mio e si è ritrovato in direzione opposta.
I ripetuti contatti telefonici con mia moglie per trovare al più presto un approdo sicuro, il nervosismo e lo stato adrenalinico mi hanno permesso di avere tanta forza e raggiungere Agropoli con i capelli in piedi, un po’ spettinato, ma adesso che ci penso credo di non aver portato con me nemmeno un pettine e in effetti non mi sono mai pettinato.
Tanto ero spaventato che sono entrato in porto con la vela piena di vento, infrangendo il regolamento della Capitaneria, ma finalmente ero al sicuro ed ormeggiavo in porto. 
Nel momento di calma dopo l’approdo una sensazione di calore mi pervase lungo tutto il corpo e solo allora mi accorsi che, tremando, aveva freddo.