Mille miglia, un sogno

Mille miglia, un sogno - Quasi pescato

Ho la lenza a mollo e in fondo alla lenza un nuovo “artificiale” comprato a  Maratea, visto che il vecchio “princess”, quello che aveva fatto sfracelli,  ha finito i suoi giorni in bocca a un qualcosa di grosso e cattivo che l’ha rapito negli abissi nel centro del Golfo di Napoli.
La canna si flette e il mulinello sgrana.
Stavolta non mi faccio fregare, e invece di virare e rollare la vela, mi dedico subito al pesce.
Impugno la canna, controllo che sia ferrato e immediatamente viro di 45°. Preso.
Comincio a recuperare, io avvolgo il filo e lui lo svolge con gli interessi. Certo è, che non è facile come il maccarello catturato lungo la costa calabra: quello non mi ero neppure accorto di averlo allamato, e me lo sono trascinato dietro per chissa quanto tempo prima di far caso alla sua presenza.
Ma del resto, tutto si può dire di me tranne che io sia un pescatore provetto.
Viene su con molto sforzo, dicevo: “è un pesce grosso”. Poi vedo le pinne, molto sviluppate.
Che pesce è? Mi chiedo tra me e me, ma le pinne spariscono, e non riesco ad immaginarmi in quale posizione sia la mia preda. Mentre la recupero, qualche strattone energico e via almeno 20 metri di trecciato, fino a che ce l’ho a meno di 10 metri, e lui comincia a boccheggiare fuori dall’acqua.
Ma no, non può essere di nuovo, al terzo strattone ha rotto la lenza all’altezza del nodo di congiunzione con il terminale.  
Poi tra me e me, tornado alla scottina e alla vela, “ciao ciao, cena”.