Sveglia alle quattro e mezza, sistemo le ultime cose e parto che è ancora notte con lo sguardo fisso sulla costa in direzione Palermo.
Traggo conforto osservando il cielo stellato, il mare è sempre mosso ma non è più vivo. Per ben due ore sono stato sotto la pioggia fittissima, non pensavo che giunto in Sicilia il tempo non sarebbe stato clemente con me.
Fuori dal ridosso, in prossimità del golfo di Capo Calavà, per capirci, là dove comincia il mare aperto, il vento non era calato affatto, batteva al mascone di sinistra, forte e rafficato.
Nonostante la direzione, non mi pareva grecale. Era più una “termica”, aria che scendendo giù dai versanti montuosi, accelera, si riscalda e si fa sentire. Oggi, l’idea originaria era quella di arrivare a Sant’Agata di Militello e data la velocità media, grosso modo, contavo di essere lì nel primo pomeriggio.
Senonchè gli eventi hanno deciso diversamente. All’altezza di Tindari è entrato un vento al traverso niente male, che mi ha spinto a velocità smodata. Poi all’altezza di Capo Calavà, un altro mondo: due fronti d’onda contemporanei, vento che gira e poi salta di 90°, così in un attimo! Svolgi la vela, rolla la vela, ecco quest’ultima mossa, azzeccatissima perché l’onda arriva da prua mentre il vento ce l’ho di poppa.
E poi di punto in bianco superato il promontorio mi sono ritrovato di bolina, e il kayak si è stabilizzato, e ha cominciato a tagliare la schiuma. Il kayak va, va, va ed il vento è calato, poi ha girato e sembrava montare di nuovo ma no, niente da fare, ho rollato la vela e alle 18:00 sono arrivato nel porticciolo di San Gregorio Bagnoli.
La successiva sosta prima di Capo d’Orlando a San Gregorio Bagnoli, mi ha fatto ripensare alle 70 miglia percorse due anni prima con Ecker69, Seadog e Francesco da Sant’Agata di Militello a Milazzo.
Sant’Agata di Militello sarebbe stata la successiva tappa, dove avrei incontrato alcuni amici. Spiaggiare è stato davvero durissimo. Sulla battigia ho trovato un metro di sassi, non so proprio come sono riuscito ad issare il kayak oltre la montagna di “cuti”. Dopo aver mangiato con gli amici quello che la signora del chiosco mi aveva consigliato: panino con pesce spada, pomodori, capperi e chissà cos’altro e una mega granita di fragole con la panna; il mio viaggio e i miei sogni, cullati dalle onde e spinti dalla brezza, in un dolce lasco verso le mille miglia, doveva riprendere alla volta di Palermo.Santo Stefano di Camastra, la città delle ceramiche, la prima sosta dopo poche miglia, un riposino veloce e sono ripartito all’alba, direzione Rocca di Cefalù, l’ultima provincia siciliana prima di tornare nella mia provincia dove avevo fissato il mio arrivo.

Mille miglia, un sogno - Sant'Agata di Militello
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